Per chi non ne ha mai sentito parlare, sembrano proprio essere macchinari rivoluzionari. Tuttavia, ci sono industrie che li utilizzano quotidianamente, traendo un beneficio eccellente. I generatori di azoto sono degli impianti utili per le inertizzazioni (processi tramite i quali si convertono determinate sostanze in inerti), trattamenti termici di metalli, saldobrasature e altri processi collegati alle industrie farmaceutiche e alimentari.
I modelli variano in base al gas da utilizzare e al tipo di lavorazione che verrà compiuta. Ad esempio, ci sono macchinari che purificano l’azoto al 99,9%, mentre altri superano questa soglia arrivando anche al 99,999%.
Ogni impianto è costituito da parecchie componenti: compressore, serbatoio aria compressa, una camera per il trattamento dell’aria compressa, il generatore vero e proprio d’azoto, due serbatoi – uno di processo e l’altro di buffer azoto – .
In base alla purezza del gas ottenuto, è possibile distinguere le diverse applicazioni ad uso industriale. Tra il 97 e il 99%, è perfetto per le lavorazioni chimiche, petrolchimiche, lavorazione dei metalli e confezionamento/imbottigliamento dei prodotti diretti al mercato alimentare. Percentuali oltre il 99% sono richieste per trattamenti alimentari, termici e farmaceutici specifici.
Ma come si genera l’azoto in realtà? Il processo viene chiamato di adsorbimento, permette di introdurre aria al suo interno e procedere con la separazione delle molecole attraverso una sostanza solida adsorbente. Temperatura e pressione, durante questo iter, rimangono costanti e basteranno solo pochi minuti per produrre azoto dalla purezza molto elevata.
Per ciò che concerne i costi operativi di un generatore che consenta la produzione direttamente sul campo, si può immediatamente notare un risparmio del 50% circa rispetto all’utilizzo di azoto liquefatto o in bottiglia. Altra tematica fondamentale riguarda l’ambiente: l’impatto infatti è pressoché nullo, dato che un gas pulito non impatta negativamente sull’effetto serra.